Nell'ultimo articolo di Credit Village, Alberto Sondri, Executive Director di CRIBIS Credit Management, ci parla del tema degli NPE, che è stato strategico per il settore bancario e continuerà a esserlo anche nei prossimi anni in funzione degli impatti causati dalla pandemia di Covid-19.
Per comprendere meglio la dinamica in atto,CRIBIS Credit Management ha realizzato l’Osservatorio NPE  permettendoci di focalizzare l’attenzione sulla fase di origination degli NPE, caratterizzata dal rischio di credito.

Nello specifico, l’analisi dei tassi di default nel periodo compreso tra giugno 2016 e giugno 2020 ha mostrato un andamento decrescente, in misura contenuta per le persone fisiche, più marcato per le persone giuridiche e ancora più pronunciato per le società di capitali. Gli effetti dell’emergenza economica e sanitaria stanno però iniziando a farsi sentire, tanto che nell’ultima rilevazione le persone giuridiche presentano un tasso di default compreso tra 2,5% e 3,5%, mentre per le persone fisiche è di poco inferiore al 2%, a fronte di una inversione di tendenza sotto la pressione dello shock economico causato dalla pandemia.

Considerando l’andamento degli stock di mercato degli NPE tra dicembre 2015 e dicembre 2020, si evidenzia un trend decrescente delle posizioni deteriorate, che passa da circa 300 miliardi di € a poco più di 100 miliardi di €, con una riduzione
più consistente tra il 2017 e il 2018. La contrazione più significativa è rilevabile nello stock di sofferenze, più che dimezzato rispetto alla rilevazione iniziale del 2015 (principalmente per effetto delle importanti operazioni di cessione), a fronte di un calo molto più contenuto negli stock di Scaduti Deteriorati e Inadempienze Probabili.

3/4 dei crediti deteriorati è imputabile alle Società non Finanziarie


L’analisi mostra che il 77% dei crediti deteriorati presenti sul mercato a giugno 2020 era imputabile a Società non Finanziarie (cioè società di capitali, società di persone e società semplici o di fatto con più di 5 addetti), seppur con uno stock in netta contrazione rispetto a dicembre 2015 in virtù della riduzione delle sofferenze.
Alle Famiglie produttrici (che comprendono imprese individuali e società semplici) era invece imputabile l’8% dello stock contro il restante 15% delle Famiglie consumatrici. Per queste ultime è più rilevante la quota di Scaduto/Deteriorato, che rappresenta circa l’11% delle posizioni deteriorate rilevate a giugno 2020.

Entrando nel dettaglio, lo stock di sofferenze per le Società non finanziarie nel giugno scorso risultava pari a 45,7 miliardi di € contro gli 8 miliardi di € delle Famiglie Consumatrici e i 5,8 miliardi di € delle Famiglie Produttrici.
Nel complesso, l’Osservatorio NPE evidenzia una quota di recuperato da parte del sistema bancario pari al 24% dello stock iniziale, a fronte di nuovi crediti deteriorati pari al 25%. Il recuperato da parte degli Investor, invece, risultava pari a circa il 30% dei crediti acquisiti.

La gestione giudiziale dei crediti deteriorati
L’Osservatorio NPE analizza anche le procedure giudiziali, che oggi spiegano circa il 70% del totale degli incassi in termini di valore sugli NPL e stanno beneficiando dei profondi e radicali cambiamenti nel nostro sistema giudiziario, iniziati nel 2014 con l’avvento del processo civile telematico, e caratterizzato da un processo di digitalizzazione complessiva delle procedure, soprattutto nel periodo Covid-19. Nel periodo 2015 – 2019 sono state chiuse circa 384.000 esecuzioni immobiliari a fronte delle 305.000 procedure aperte.
Anche la durata media complessiva risulta in lieve riduzione, passando da 5 anni nel triennio 2015-2017 ai 4,76 anni dell’ultima rilevazione, per effetto principalmente di un miglioramento delle performance nelle regioni del Sud Italia. Malgrado questo, con 5,87 anni la durata media delle procedure al Sud risulta quasi doppia rispetto al Nord Ovest e al Nord Est, dove risulta pari rispettivamente a 3,2 e a 3,8 anni.
Sempre nel periodo 2015 - 2019, il 79% delle procedure ha seguito un normale decorso ma il 9% è stato chiuso per inefficacia e il 6% per via stragiudiziale.
Infine, la miglior performance, in termini di rapporto tra prezzo di aggiudicazione in asta e valore definito nella perizia redatta dal consulente tecnico d’ufficio, è quella ottenuta dagli immobili residenziali, rispetto a quanto realizzato da immobili commerciali e industriali, le cui performance risultano in netto peggioramento nel biennio 2018 – 2020.
Il focus sulle procedure concorsuali aperte negli ultimi 5 anni mostra come queste vadano pressoché a bilanciare quelle chiuse. Il trend risulta lievemente decrescente fino al 2019 per poi subire un brusco calo nel 2020 in seguito ai provvedimenti straordinari presi dal Governo per far fronte all’emergenza derivante dalla diffusione della pandemia.

L’area geografica dove le procedure hanno una durata più contenuta (circa 5 anni) sono Nord Ovest e Nord Est, sostanzialmente allineati nel biennio 2018-2020; seguono il Centro, con 6 anni, in netto miglioramento nel 2018-2020, e il Sud, con 6,6 anni, sostanzialmente stabile.
Relativamente all’impatto della pandemia sulle esecuzioni immobiliari, si è registrato un netto calo delle aste pubblicate nella prima settimana di marzo, in coincidenza con l’inizio del lockdown nazionale, seguito da un aumento tra luglio e settembre in conseguenza dell’allentamento delle misure restrittive. Per quanto riguarda i fallimenti, infine, a partire da marzo il loro numero risulta nettamente inferiore (circa 1/3) rispetto agli stessi mesi degli anni precedenti

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